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Affacciata sul Ponte della Malvasia: l’Anguana. Scultura in ferro battuto, realizzata dal maetro R. Cadavello, nato a Treviso e cresciuto nella bottega del maestro Toni Benetton.

Chi è l’Anguana?

La provincia di Treviso, si sà, è famosa anche per le acque che l’attraversano.

Pensate al fiume Sile:  Un fiume unico, con acque limpide e vive, di straordinaria bellezza ma non privo di fragilità, che da sempre lega il suo scorrere alla storia, alle tradizioni, alla vita delle comunità.

Un’antica leggenda veneta credeva che fossero queste creature mitologiche ( le anguane, appunto) a proteggere e mantenere pulite le acque trevigiane.. una sorta di ninfe che, nelle leggende , assumono una forma simile alle sirene. Per metà donne bellissime e, dalla vita in giù, corpo di anguilla o di pesce.

Secondo le tradizioni, esse vivrebbero vicino alle sorgenti, caverne o altri ambienti acquatici, come si capisce dall’origine etimologica del loro stesso nome, che viene fatto derivare dal latino “Acquaneae“, cioè abitatrici dell’acqua.

Renato Cadavello

Renato Cadavello è un maestro della lavorazione del ferro.

Nasce a Treviso nel 1953 e fin dall’infanzia mostra una grande propensione per l’arte in tutte le sue forme, tanto da lasciare la scuola per frequentare la bottega del maestro Toni Benetton, di cui diventa allievo, “el mejo bocia de Toni Benetton”.

A fianco de maestro elabora la propria poetica della modellazione dei metalli e inizia a lavorare come fabbro artistico.

L’esperienza lavorativa inizia sotto il periodo di leva nel Monferrato, poi nell’officina del maestro Bruno Vazzoler, che contribuisce all’acquisto della sua prima Cinquecento per convincerlo a lavorare per lui.

L’esperienza prosegue nell’officina Ceolin di Mogliano Veneto, dove incontra di nuovo il maestro Toni Benetton.

A ventiquattro anni si mette in proprio con una piccola bottega, dove sbalza ed elabora pentole artistiche e piatti decorativi commissionati da Alfredo Beltrame, proprietario del noto ristorante El Toulà di Treviso.

Un grave incendio devasta l’edificio dove opera, ma Renato non si perde d’animo e continua a lavorare in proprio, appoggiandosi ad altre officine.